ETIMOLOGIA
L'origine del toponimo è incerta, ma esso sembra
preromano, forse gallico (dai Cenomani) e legato alla
variante prelatina "carm" del termine "carra",
cioè sasso, roccia, e dal comune suffisso pure
prelatino -ona. Dal libro di Mario Monteverdi La Storia
di Cremona edito nel 1955 dal giornale locale La Provincia,
secondo Sicardo un certo Brimonio, troiano, scappò
dalla patria distrutta e fondò Brimonia che,
col tempo, trasformò il suo nome appunto, in
Cremona. Per qualcun altro il fondatore fu il presunto
compagno di Paride, Cremone.
CENNI
STORICI
Fu fortificata dai Romani nel 218 a.C. da 6.000 coloni
come castrum avanzato in riva al Po. La leggenda più
conosciuta vuole che la città sia stata fondata
da Ercole; in realtà fu da sempre un importante
e vitale centro dell'area padana durante tutto il
periodo repubblicano, con un anfiteatro per giochi
ludici, un foro e monumentali bagni termali. Nel 69
d.C. fu assediata e distrutta dalle truppe di Vespasiano
e successivamente riedificata con l'aiuto dello stesso
imperatore. Per un lungo periodo la città scompare
dalle cronache della storia, citata solo in pochi
documenti, o nominata per la provenienza di qualche
personaggio storico. Era sede di porto fluviale e
attraversata dalla via Postumia che collegava Aquileia
a Genova attraversando il Po nei pressi dell'antico
insediamento. La via nel periodo tardo romano perde
progressivamente importanza ma la città mantiene
un importante porto fluviale attestato sino al periodo
tardo antico.
Nel 603 Cremona, baluardo bizantino, fu conquistata
dai longobardi che ne smembrarono il territorio, forse
già in parte conquistato in precedenza. La
città retta dal vescovo non divenne sede di
ducato e anche dopo la conquista carolingia il vescovo
conte mantiene ed amplia il suo controllo sulla città
e sul contado.
Tra il novecento e il mille la città accresce
il suo potere, grazie ad importanti concessioni ai
vescovi rettori della città. Tra gli altri
si distinguono Liutprando, che fu chiamato alla corte
imperiale in Sassonia, pur rimanendo vescovo, e Olderico,
che riuscì ad ottenere importanti privilegi
per la città dall'imperatore Ottone III.
Furono i vescovi Lamberto e Ubaldo a creare dissidi
con la popolazione cremonese per la gestione delle
proprietà del Monastero di San Lorenzo. Fu
necessaria la mediazione dell'imperatore Corrado II
che nel 1037, stabilitosi in città, diede rifugio
a papa Benedetto IX (il papa ragazzino).
CENNI
STORICI
Fu fortificata dai Romani nel 218 a.C. da 6.000 coloni
come castrum avanzato in riva al Po. La leggenda più
conosciuta vuole che la città sia stata fondata
da Ercole; in realtà fu da sempre un importante
e vitale centro dell'area padana durante tutto il
periodo repubblicano, con un anfiteatro per giochi
ludici, un foro e monumentali bagni termali. Nel 69
d.C. fu assediata e distrutta dalle truppe di Vespasiano
e successivamente riedificata con l'aiuto dello stesso
imperatore. Per un lungo periodo la città scompare
dalle cronache della storia, citata solo in pochi
documenti, o nominata per la provenienza di qualche
personaggio storico. Era sede di porto fluviale e
attraversata dalla via Postumia che collegava Aquileia
a Genova attraversando il Po nei pressi dell'antico
insediamento. La via nel periodo tardo romano perde
progressivamente importanza ma la città mantiene
un importante porto fluviale attestato sino al periodo
tardo antico. Nel 603 Cremona, baluardo bizantino,
fu conquistata dai longobardi che ne smembrarono il
territorio, forse già in parte conquistato
in precedenza. La città retta dal vescovo non
divenne sede di ducato e anche dopo la conquista carolingia
il vescovo conte mantiene ed amplia il suo controllo
sulla città e sul contado. Tra il novecento
e il mille la città accresce il suo potere,
grazie ad importanti concessioni ai vescovi rettori
della città. Tra gli altri si distinguono Liutprando,
che fu chiamato alla corte imperiale in Sassonia,
pur rimanendo vescovo, e Olderico, che riuscì
ad ottenere importanti privilegi per la città
dall'imperatore Ottone III. Furono i vescovi Lamberto
e Ubaldo a creare dissidi con la popolazione cremonese
per la gestione delle proprietà del Monastero
di San Lorenzo. Fu necessaria la mediazione dell'imperatore
Corrado II che nel 1037, stabilitosi in città,
diede rifugio a papa Benedetto IX (il papa ragazzino).
Con
l'imperatore Enrico IV la città si rifiutò
di pagare gli oppressivi balzelli che l'impero richiedeva
e che il vescovo conte imponeva ai cittadini. Nacque
così la narrazione del leggendario scontro
tra il principe Enrico e Giovanni Baldesio (Zanén
de la Bàla) gonfaloniere maggiore della città.
Tradizione vuole che Zanén riuscì a
disarcionare il principe, risparmiando alla città
il pagamento della palla d'oro (la "bàla")
di circa tre chili che tutti gli anni la città
doveva all'imperatore e che per quell'anno fu donata
a Berta, la fidanzata del cavaliere, come dote per
il suo matrimonio. A questa leggenda si aggiunge una
notizia storica di pochi anni dopo. Lo stemma cittadino
ricorda appunto questo episodio, col braccio di Baldesio
che sorregge la palla d'oro del tributo, con il motto
riportante la frase "la mia forza sta nel braccio"
in lingua tardo-latina (fortitudo mea in brachio).
Nel 1093 si formò un'alleanza militare anti
imperiale capeggiata da Matilde di Canossa, che aveva
numerosi possedimenti a cavallo del Po, cui partecipavano
Lodi, Milano, Cremona, Piacenza. Il conflitto si risolse
con il giuramento di obbedienza dell'imperatore Enrico
IV a papa Urbano II e con la donazione nel 1098 dell'Insula
Fulcheria (l'area di Crema) alla città di Cremona
che con questo atto si costituì in libero comune,
diventando una delle più ricche, potenti e
popolose città dell'Italia Settentrionale.
A
partire da questa data il comune lottò con
i comuni vicini per ampliare e difendere il proprio
territorio. Le guerre furono numerose e spesso vittoriose
come nel 1107 per il possesso di Tortona o nel 1111
che segnò la sconfitta nei pressi di Bressanoro.
In questo periodo la città ebbe forti divisioni
interne fra la parte di città legata ai ghibellini,
città vecchia, e quella legata a guelfi, città
nuova. Il conflitto giunse al punto di creare due
palazzi comunali con l'edificazione del Palazzo Cittanova,
ancora esistente. Con la discesa del Barbarossa la
città si alleò all'imperatore che appoggiò
Cremona contro , la rivolta di Crema aiutata dai milanesi
nelle loro rivendicazioni d'indipendenza. La vittoria
e la fedeltà all'impero permise al comune di
battere moneta e quindi di creare una zecca (autorizzata
da una bolla imperiale). Nel 1160 Cremona riconquistò
Crema e, dando appoggio all'imperatore, diede l'assalto
a Milano distruggendola (1162). Alla città
fu affidata l'area di Porta Romana in Milano. È
solo nel 1167 che la città si schierò
con gli altri comuni italiani contro l'impero, entrando
a far parte della Lega Lombarda, che il 29 maggio
1176 sconfisse le truppe imperiali a Legnano. L'unione
durò poco e le città tornarono a scontrarsi
nel 1213 a Castelleone dove i cremonesi sconfissero
una lega milanese composta dai comuni di Lodi, Piacenza,
Crema, Novara, Como e l'appoggio dei bresciani. Nel
1232 iniziò il legame tra Cremona e l'imperatore
Federico II chiamato in causa in una disputa di potere
interno alla città. La nuova alleanza con l'impero
portò alla vittoria nella battaglia di Cortenuova
contro la Lega Lombarda. Federico II portò
spesso la sua corte nella città e l'unico episodio
spiacevole fu la sconfitta ad opera dei parmigiani
a Vittoria, città creatura di Federico II,
che portò alla cattura di più di duemila
cremonesi. Alcuni anni dopo la ritorsione nei confronti
dei parmigiani fu molto dura con una sconfitta militare
ad opera di Umberto Pallavicino (o Pelavicino) durante
la quale sottrassero il carroccio nemico e i pantaloni,
che in segno di profondo scherno e derisione rimasero
appesi alle volte del duomo di Cremona per secoli.
Il
1º novembre 1266 Umberto Pallavicino venne cacciato
dalla città e con lui cadde il governo ghibellino.
Al suo posto prese il potere Buoso da Dovara, anch'egli
ghibellino, il quale lo cedette al Consorzio di Pace
e Fede il quale lo gestì sino al 31 dicembre
1270. L'anno seguente fu istituita la figura del Capitano
del Popolo che assunse, per parte guelfa, i poteri
comunali. Questa fase durò sino al 1276 quando
Cremona passò alla signoria del marchese Cavalcabò,
che ne diresse indirettamente le sorti sino al 1305
e il figlio Guglielmo Cavalcabò ne ereditò
i poteri sino al 1310. In questo periodo furono eseguite
numerose opere edilizie: la cella campanaria del Torrazzo
e la sua ghirlanda ottagonale con cuspide conica,
la chiesa romanica di S.Francesco, i transetti della
cattedrale e la Loggia dei Militi. Sempre allo stesso
periodo datano numerose sistemazioni agrarie tra le
quali si può menzionare la realizzazione di
importanti canali irrigui nel territorio a vocazione
agricola; un esempio per tutti fu la costruzione del
Dugale Delmona databile agli inizi del XIV secolo.
A partire dal 1311 la signoria dei Cavalcabò
si alternò con signori esterni alle famiglie
cremonesi di partito guelfo. Tra questi vi furono
Arrigo VII di Lussemburgo ghibellino, nel 1311, Giberto
III da Correggio, nel 1312, e Roberto di Puglia nel
1313. Con la fine della signoria di Giacomo Cavacabò
il 29 novembre 1322 entrò in scena un'altra
influente famiglia lombarda: i Visconti, con Galeazzo
I, che influenzeranno la storia della città
per i successivi centocinquanta anni. La città
fu retta dai Visconti in alternanza con importanti
figure politiche del panorama europeo del tempo, come
Ludovico il Bavaro, imperatore nel 1327, o Giovanni
di Lussemburgo, re di Boemia nel 1331, sino al 1403.
In quell'anno vi fu la riconquista della signoria
da parte della famiglia Cavalcabò, che non
durò a lungo. Il 25 luglio del 1406 Cabrino
Fondulo, capitano delle truppe di Ugolino Cavalcabò,
uccise con un inganno i maschi della famiglia Cavalcabò,
assumendo la signoria della città. Impossibilitato
a gestire il potere si ritirò a Castelleone
in cambio di 40.000 fiorini d'oro pagati dalla famiglia
Visconti. Nel 1406 la signoria passò definitivamente
a Filippo Maria Visconti che la rese ereditaria. Cremona
con questo atto entrò definitivamente nel Ducato
di Milano e ne seguì le sorti sino all'unità
d'Italia.
Sotto
i Visconti prima e gli Sforza poi Cremona ebbe un
intenso sviluppo culturale e religioso. Nel 1411 Palazzo
Cittanova divenne sede dell'Università dei
Mercanti di fustagno. Nel 1441 la città fu
scelta per celebrare le nozze tra Francesco I Sforza
e Bianca Maria Visconti, il 25 ottobre, nel tempietto
eretto dai Benedettini, oggi sostituito dalla chiesa
di S. Sigismondo costruita in un periodo di poco successivo.
Si racconta che proprio nel banchetto nuziale di Francesco
Sforza e Bianca Maria Visconti sia stato servito per
la prima volta il torrone, che è ora uno dei
prodotti più noti di Cremona; ma non si tratta
di verità storica, e neppure di tradizione
antica, in quanto è invece una felice trovata
pubblicitaria dell'industria dolciaria cremonese del
primo Novecento[6]. Anche Ludovico il Moro finanziò
importanti opere cittadine per la cattedrale, come
il sopralzo del frontone e la realizzazione del porticato
denominato la Bertazzola, il battistero, rivestito
parzialmente in marmo, il rifacimento della facciata
della chiesa di S.Agata e del Palazzo Comunale. Nel
1446, Cremona fu accerchiata dalle truppe di Francesco
Piccinino e di Luigi dal Verme. I Veneziani inviarono
in suo soccorso Scaramuccia da Forlì, che riuscì
a superare l'assedio, provocando il fallimento dell'impresa
dei due condottieri e portando alla liberazione della
città. Con la guerra tra Ludovico il Moro e
la Francia di Luigi XII Cremona passò infatti
per un breve periodo sotto la Repubblica di Venezia,
dal 1499 al 1509. La vittoria della lega a Agnadello
riportò Cremona al Ducato di Milano, retto
dai francesi di Luigi XII, l'11 maggio del 1509. Le
alterne vicende che vedono opporsi Spagna, Francia,
Repubblica di Venezia e Ducato di Milano, nella persona
di Massimiliano Sforza, hanno termine con il Trattato
di Noyon del 1516 che sancisce l'esilio del duca di
Milano. La conquista della città ad opera degli
spagnoli avvenne nel 1524 con la presa del Castello
di Santa Croce. La sconfitta finale francese e l'espulsione
delle truppe dal Ducato di Milano viene sancita nel
gennaio 1526 dal Trattato di Madrid. Contro gli Asburgo
la Repubblica di Venezia, nella Lega di Cognac, mosse
allora le proprie truppe, capitanate da Michael Gaismair,
alla riconquista di Cremona, il 26 settembre 1526.
Ma la sconfitta di Giovanni dalle Bande Nere a Governolo
aprì la strada che portò i lanzichenecchi
a saccheggiare Roma. Cremona, assopita e rassegnata
alle continue scorribande e ai cambiamenti delle truppe
vincitrici non interrompe, anche in questo periodo,
l'interesse per l'abbellimento artistico della città.
Un esempio ne è la costruzione della loggia
realizzata, in stile bramantesco, sul porticato posto
in facciata al Duomo (Bertazzola) ad opera di Lorenzo
Trotti. Nel 1546 il ducato passa a Filippo II, re
di Spagna e futuro erede del titolo imperiale; inizia
per Cremona e la Lombardia in generale un lungo periodo
di dominazione che tenderà a sottrarre risorse
senza reinvestire nelle opere infrastrutturali e produttive
del territorio. Le opere artistiche continueranno
ad essere commissionate sia per gli edifici religiosi
che per i palazzi della nuova aristocrazia spagnola,
oltre che per la vecchia aristocrazia cremonese. Nel
1550 Lorenzo Trotti termina la loggia sul lato destro
della Cattedrale, nel 1614 è ricostruita la
chiesa dei Santi Siro e Sepolcro su disegno di Antonio
Gialdini. Alla fine del seicento l'incapacità
spagnola di gestione del territorio, dopo la carestia
(1628) e la peste (1630), unita all'interesse della
casata d'Austria per l'Italia settentrionale, portò
prima alla conquista francese il 9 febbraio 1701 e
successivamente alla conquista austriaca del 10 aprile
1707. La dominazione fu sancita dalla Pace di Utrecht
nel 1714.